sabato 16 aprile 2011

Joanna Newsom

Joanna Newsom. Californiana senza sembrarlo minimamente. Un terzo donna, un terzo elfo, un terzo bambina. Grandi occhi chiari, viso e smorfiette da attrice, l'impressione di vivere in un mondo tutto suo. Suona principalmente l’arpa, in alcune occasioni anche il piano, l’harpsichord e un wurlitzer e, soprattutto, canta in maniera eccezionale. Non tanto in quanto dotata di chissà quale accademica preparazione vocale, ma solo perché si ritrova di natura un timbro fortemente caratteristico e originale, che è capace di sfruttare a dovere e nella maniera più giusta: Joanna Newsom canta con la capricciosa espressività di una bimba piccola. La teatralità con la quale pone l’enfasi su certe particolari frasi e passaggi è quella delle interrogative che vertiginosamente stridulano verso l’alto, delle esclamative che si abbattono verso il basso come il martello sull’incudine, dell’imbarazzo misto all’orgogliosa consapevolezza di stare parlando di "cose da grandi" quando si tratta di frasi d’amore, dell’eccitazione divertita di quando si propone un nuovo gioco che si è appena inventato.


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